Definizione degli obiettivi e articolazione dell’intervento sui soggetti adolescenti
“Ah! L’egoismo infinito dell’adolescenza, l’ottimismo studioso: com’era ricco di fiori il mondo quell’estate! Un coro di vetri di melodie notturne… Infatti ben presto salteranno i nervi” Arthur Rimbaud
Premessa
Una visione idilliaca dell’adolescenza, quale quella che emerge dai versi di Arthur Rimbaud, è possibile soltanto grazie alle imperfezioni e ai capricci della memoria nonché grazie all’apparente complessità dell’età adulta sovraccarica di impegni e responsabilità. In realtà il tempo dell’adolescenza è ben lontano dalla felicità qui descritta da Rimbaud (“com’era ricco di fiori il mondo quell’estate!”): l’approccio dell’adolescente alle relazioni e alle cose è ben più complesso e difficile, ancor più nel contesto dei tempi moderni dove tutto sembra correre in direzione del successo facile e dell’omologazione a discapito di un ascolto sensibile e vibrante delle voci individuali!
Certo, è altresì vero che – poiché ciascun individuo affronta il tempo dell’adolescenza in modo diverso – c’è pure spazio per una pubertà piuttosto tranquilla: non a caso Paola Carbone, psichiatra e psicoterapeuta, parla di “adolescenze” per marcare la particolarità di ciascun percorso adolescenziale. In prospettiva di tale molteplicità dei vissuti adolescenziali è possibile individuare tre modelli distinti di sviluppo; si tratta ovviamente di una classificazione generica che risponde alla esigenza di orientarsi nel panorama complesso delle personalità adolescenziali.
Il primo modello di sviluppo individuato da Philip Barker, psichiatra, riguarda lo sviluppo “continuo”, cioè un passaggio tranquillo e senza scosse attraverso l’adolescenza. Trattasi perlopiù di giovani la cui indipendenza progressiva viene favorita dalle famiglie nonché da relazioni durature e amichevoli coi coetanei.
Il secondo modello, definito “fluttuante” raggruppa i ragazzi che hanno mostrato turbamenti nella prima adolescenza e manifestazioni di regressione ma che, nonostante questi problemi, hanno uno sviluppo generalmente soddisfacente.
Il gruppo più difficile riunisce i giovani dalla “crescita tumultuosa”; molti di essi mostrano problemi comportamentali e variazioni d’umore nonché la tendenza ad avere relazioni conflittuali coi genitori.
L’adolescenza è un’età “di confine”, dunque! E’ il confine tra l’infanzia e la giovinezza, tra la spensieratezza e la crescente responsabilizzazione, tra la semplicità e la complessità del vivere. Questo limbo “di confine” in cui è relegata l’adolescenza si riflette altresì nella offerta dei servizi presenti sul territorio: dalle Unità Operative della Neuropsichiatria Infantile si passa inevitabilmente al Dipartimento di Salute Mentale. Ed ecco che l’adolescente (non ancora maggiorenne) sarà orientato al servizio di Neuropsichiatria Infantile seppure il ragazzo guardi già all’infanzia come a un tempo ormai decisamente lontano!
Invece il sostegno degli utenti adolescenti dovrebbe avere caratteristiche di specificità così come è specifica l’età dell’adolescenza, età “di confine” appunto! L’intervento dovrebbe guardare altresì alle famiglie dei ragazzi cosicché gli obiettivi-definiti di seguito- riguarderanno sia l’utente adolescente che i genitori di lui.
Definizione degli obiettivi
Gli obiettivi descritti di seguito sono ambiziosi per cui, compatibilmente con la durata dell’intervento, si tratterà di adattarli di volta in volta alle esigenze di ciascun utente.
Obiettivi riguardanti gli adolescenti
- Acquisire una attitudine all’autoconsapevolezza
- Acquisire consapevolezza dei propri bisogni
- Acquisire la capacità di manifestarli
- Fare un bilancio delle proprie risorse e competenze
- Abituarsi a superare le inibizioni e i pregiudizi nella comunicazione e nelle relazioni
- Elaborare il vero sé, oltre la diffusa tendenza alla omologazione
- Abituarsi a gestire le risorse in funzione dei propri progetti e delle possibilità di realizzarli
- Elaborare il rapporto con l’autorità
Obiettivi riguardanti i genitori
- Acquisizione delle competenze atte a leggere i conflitti adolescenziali dei figli come manifestazione di loro bisogni
- Leggere e valorizzare le diversità e le risorse particolari del figlio adolescente
- Migliorare la comunicazione e la relazione attraverso atteggiamenti di accettazione, empatia e congruenza.
Articolazione dell’intervento
L’intervento di sostegno psicologico all’adolescente si articolerà fondamentalmente in cinque incontri.
Il modello di riferimento è quello elaborato da Tommaso Senise seppure il sottoscritto vi ha apportato delle modifiche sostanziali concernenti prevalentemente il tipo di strumenti utilizzati al fine di conseguire un quadro clinico –il più possibile esaustivo- dell’individuo.
1. Il colloquio di conoscenza
Il primo incontro sarà dedicato al colloquio di conoscenza dell’adolescente. Lo svolgimento di tale colloquio sarà semi-strutturato per cui parte di esso sarà dedicata alla inevitabile raccolta dei dati anamnestici essenziali dopodichè si procederà all’analisi della domanda che ha portato l’adolescente nello studio dello Psicoterapeuta. L’analisi della domanda dovrà essere ancor più accurata nel caso siano i genitori a rivolgersi al professionista.
2. La somministrazione del test
Il secondo incontro sarà dedicato alla somministrazione di un test proiettivo complesso. Al fine di scandagliare le problematiche adolescenziali –costituite prevalentemente dai conflitti intrapsichici e relazionali- risulta essere alquanto adeguato il Test di Appercezione Tematica (T.A.T.) di Murray. Il test di Appercezione Tematica (T.A.T.) è uno strumento che consente di accedere ai contenuti psichici di una persona attraverso l’analisi del modo in cui vengono costruite delle storie. Il test consiste di una serie di tavole che raffigurano luoghi e personaggi impegnati in una azione, a partire da queste la persona costruisce delle storie dalla cui interpretazione è possibile definirne il profilo di personalità, individuando altresì i conflitti e i nodi problematici che sono alla base di un eventuale disagio psichico del soggetto.
3. La restituzione del test
Alla restituzione del test sarà dedicato il terzo incontro. Qui si tratterà essenzialmente di lasciare libero il soggetto di riflettere su quanto emerso dal test al fine di accelerare la presa di consapevolezza dei contenuti psichici predominanti. La restituzione, oltre che verbale, potrebbe essere fatta anche per iscritto e consegnata all’adolescente, qualora si ritenesse opportuno, compatibilmente con le risorse del soggetto e con la volontà dello psicologo di sottolineare taluni aspetti psicodinamici emersi dal test.
4. Il colloquio libero
Il quarto incontro sarà centrato sulle libere riflessioni del soggetto adolescente rispetto alla restituzione. Ovviamente quest’ultimo costituisce il pretesto per appurare a quali degli spunti diagnostici emersi si rivolga spontaneamente l’attenzione del giovane.
5. Il colloquio di sintesi.
Il quinto incontro sarà una sintesi critica degli incontri precedenti. In esso si cercherà di sfruttare al massimo quanto emerso nella fase diagnostica per dare all’adolescente gli strumenti atti a rileggere e affrontare le problematiche in gioco.
L’articolazione sistematica e strutturata dell’intervento scaturisce dall’esigenza di individuare in breve tempo i conflitti più vistosi alla base del disagio del soggetto così da far acquisire all’adolescente – nel minor tempo possibile – gli strumenti per rileggere ed elaborare gli stessi.
Bibliografia:
Adolescenze a cura di Paola Carbone, Edizioni Magi, Roma 2005.
Psicoterapia breve d’individuazione. La metodologia di Tommaso Senise nella consultazione con l’adolescente, Aliprandi M.Teresa, Pelanda Eugenia, Senise Tommaso Editore Mimemis (collana Frontiere della psiche) Milano 2014.
Immagine in evidenza di Alessandro Coppola: “Una Finestra sull’Universo” www.alessandrocoppola.com