Inquietudine e contestazione in adolescenza

Leggendo le Illuminazioni di Rimbaud, capolavoro della poesia moderna

A.Coppola “Quel battito, io lo liberai…” www.alessandrocoppola.com

Ho teso delle corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d’oro da stella a stella, e ora danzo”.

Leggere le Illuminazioni di Arthur Rimbaud è un’occasione per la fantasia e il mondo interno esplode nella sua dimensione ludica e irrazionale. Rimbaud non è di certo consigliabile a chi si aggrappa alle poche sicurezze racimolate lungo il cammino di vita, sarebbe una sofferenza troppo grande scoprire in sé il regno del disordine e l’impossibilità costante di dare forma e colore alla vita che, tumultuosa, si agita dentro ognuno di noi.

Sono un effimero, nemmeno poi tanto scontento, cittadino di una metropoli considerata moderna perché si è evitato di rispettare i gusti risaputi, tanto nell’arredamento e nelle facciate delle case, quanto nella pianta stessa della città. (…) Questi milioni di persone che non hanno bisogno di conoscersi portano avanti in modo così simile l’educazione, il lavoro e la vecchiaia, che il corso della loro vita dev’essere molto meno lungo di quello che una folle statistica attribuisce ai popoli del continente.”

Non riesco a chiudere le virgolette quando cito Rimbaud, la sue parole mi trascinano, sempre ricche e originali. E’ un poeta moderno Rimbaud. Un poeta che non sopporta nulla, convenzioni, storia, educazione borghese, società. E’ una vita desolante quella di chi si accinge a rispettare un mondo così strutturato: quale spazio potrà esserci in un mondo siffatto per la libertà individuale? Ed ecco che il poeta distrugge per non essere distrutto, riduce la società in poltiglia per ricostruirvi un mondo nuovo in cui si dispiega l’avventura della fantasia.

Ah! L’egoismo infinito dell’adolescenza, l’ottimismo studioso: com’era ricco di fiori il mondo quell’estate! Un coro di vetri di melodie notturne… Infatti ben presto salteranno i nervi”

Arthur vive davvero come un adolescente” scrive Renato Minore in un interessante racconto biografico su Rimbaud “sogna come un sublime adolescente. Si spegne come un terribile, indomito adolescente, senza piegarsi alla legge del tempo”. Ma appunto per questo chi resta affascinato da Rimbaud dovrà sapersene liberare se non vuole andare incontro alla propria rovina: come vivere da eterno adolescente, con lo sguardo sempre incantato dinnanzi al mondo, quando la realtà subentra coi suoi vincoli e le sue restrizioni?

E purtuttavia questo rischio bisognerebbe pur correrlo: per tutti quelli che si sono assuefatti ad un mondo sempre uguale e troppo prevedibile Rimbaud è la salvezza, la possibilità di provare stupore per la vita, rimettendo tutto – idee e valori – in gioco.

Erravamo, nutriti del vino delle caverne e del biscotto della strada, ed io ero ansioso di trovare il luogo e la formula”. Ha vissuto da errabondo Rimbaud, insultando il mondo della consuetudine e della noia familiare, ed è ancora lì, che sorride malinconico e allusivo, che si prende gioco di noi, noi che siamo dei viaggiatori sedentari!

Abbiamo tutto il mondo a disposizione” scrive Renato Minore “ma non sappiamo progettare una vera fuga”.