Le macchie di Rorschach: tra percezione e rappresentazione (seconda parte)

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Venezia, caffè Florian

 La rappresentazione e il contributo della fantasia

Talune risposte al test di Rorschach evidenziano inequivocabilmente la funzione rappresentazionale che influisce sulla reazione del soggetto alla tavola, assai più della stessa percezione.

Per quanto concerne le risposte di movimento, Rapaport aveva suggerito che il soggetto – essendo turbato dal disequilibrio di un dato stimolo percettivo – trascende la frammentarietà di un’interpretazione che contempla le singole aree della macchia e propende per un approccio dinamico alla complessione della stessa.

Mayman, superando Rapaport, tende a concepire le risposte di movimento come profondamente vivificate dal contributo della fantasia di ciascuno. Non è soltanto – dunque – una tensione verso la composizione dinamica della macchia a fare optare per risposte M quanto – soprattutto – la presenza di una vita fantastica.

La fantasia è preziosa salvaguardia della vita psichica, antidoto contro la vulnerabilità alla noia e allo sconforto cosicchè l’essenza della guarigione in psicoterapia è costituita appunto dal ripristino di codesta funzione.

Una risposta M dunque è uno sguardo sul mondo rappresentazionale inteso come l’insieme delle immagini inconsce di altri e di sé che abitano la vita interiore del soggetto. Il mondo rappresentazionale è costituito cioè dall’insieme di introiezioni operate dal soggetto conseguentemente a significative esperienze di relazione.

La perdita dell’oggetto amato viene “risolta” dal soggetto con l’interiorizzazione di questo al fine di garantirne la continuità nel mondo interiore: così rifletteva Freud in Lutto e melanconia; Melanie Klein estese tale concetto considerando il mondo rappresentazionale come una forza onnipresente nella vita psichica a prescindere da eventuali perdite reali.

Il mondo rappresentazionale è il fondamento della struttura psichica: Blatt, in questa direzione, ha sottolineato come le rappresentazioni comincino come esperienze squisitamente senso-motorie per divenire gradualmente rappresentazioni di Sé e del mondo più differenziate e concrete. Le primitive forme di rappresentazione sono conseguenti ai comportamenti messi in atto al fine di gratificare i bisogni; le forme intermedie si fondano su caratteristiche percettive e funzionali; le forme più elevate implicano la simbolizzazione e la concettualizzazione.

Ai primordi della vita psichica la percezione nonché la rappresentazione hanno come fondamento il corpo ancor prima che le cose e le parole: nella dottrina psicoanalitica classica la rappresentazione si fonda sull’azione (defecare, succhiare).

In psicopatologia l’impulso non abreagito viene scaricato sul corpo (nelle sindromi isteriche così come nei disturbi psicosomatici), nella pratica clinica l’acting-out è la prova della non simbolizzazione e della non elaborazione: lo psichismo, quindi, si costituisce laddove, a un certo punto, l’impulso trova risoluzione altrove che non a livello squisitamente corporeo.

La rappresentazione materna sostituisce qualcosa di più profondo che è corporeo. L’ansia di separazione è la conseguenza dell’intensità della relazione simbiotica con la madre: l’oggetto transizionale costituisce l’espediente per fare fronte a così tanta ansia e sostituire il rapporto di dipendenza fino alla costituzione della rappresentazione psichica della madre.

La cultura è l’insieme delle rappresentazioni psichiche organizzate cui una comunità umana attribuisce significazioni preferenziali a partire dai dati percettivi: ad esempio il concetto di Super-Io ha la sua scaturigine nei dati percettivi quali il padre e la società che, una volta introiettati, diventano il modello ideale.

Non c’è relazione che non si fondi sull’ordine della percezione-rappresentazione: le scaturigini della vita psichica non prescindono dalle dinamiche di cui sopra: l’estinzione dell’eccitazione degli organi sensoriali (momento della percezione) coincide sempre con la rappresentazione da intendersi come ri-presentazione ovvero come ciclicità della presentazione di qualcosa.

Bibliografia

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