La lettura sequenziale del T.A.T.

Per una diagnosi adeguata ed esaustiva dei processi psichici

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Alex Katz,Islesboro ferryslip. V.Kandinskij,Una figura fluttuante. Foto:Daniele Rotolo
Si calpestano le stesse carreggiate, 

si urta negli stessi spigoli degli stessi corridoi. 

Si ricade nella stessa casella del gioco dell’oca 

che si chiama ‘prigione’!”

Marguerite Yourcenar 

Mi piace guardare i pazienti impegnati nel compito del T.A.T.

C’è una sacralità indiscutibile nel momento in cui la tavola viene posta di fronte al paziente e questi comincia a reagire alla stimolazione esterna nonché al proprio mondo interno ovvero all’incontro tra esterno e interno. Quel momento coincide con il luogo della creatività e della donazione di senso, con la scoperta della “familiarità nel non familiare” (Milner, 1952). Nella pratica clinica ho potuto constatare più volte la preziosità del Test di Appercezione Tematica: non è raro avvedersi che una “scoperta” in seno al percorso psicoterapico brillava già alquanto luminosa dentro le narrazioni costruite dal paziente al cospetto delle tavole del T.A.T.

Il test di Appercezione Tematica (T.A.T.) è un reattivo che consente di accedere ai contenuti mentali di una persona attraverso una analisi del modo in cui vengono costruite delle storie a partire da stimoli che raffigurano luoghi e personaggi impegnati in un’azione. Purtuttavia, oltre ad essere stato affascinato dalle potenzialità del Thematic Apperception Test, ho più volte subito la delusione rispetto alle griglie interpretative disponibili: nella letteratura italiana sono assai poche le pubblicazioni in proposito e mancano lavori che presentino il test nella sua complessità, che lo inseriscano in un quadro teorico definito, fornendo indicazioni puntuali rispetto ai criteri di interpretazione. Così il Test di Appercezione Tematica viene spesso interpretato in modo intuitivo, accontentandosi di “estrarre dalle storie elaborate dal soggetto le possibili analogie con la sua storia reale e con i suoi problemi”, errore che costituisce – come sottolinea Anzieu (1961) – uno dei maggiori rischi nell’utilizzo del T.A.T.

Ciascuna tavola dovrebbe essere considerata invece in relazione a quanto accaduto alla tavola precedente. Nessuna sequenza della storia dovrebbe essere dissociata dalla precedente o dalla seguente ma dovrà essere valutata sulla base della sua capacità di dissolvere la tensione o, al contrario, del rinforzo dello sforzo difensivo che mobilita. Lettura sequenziale, dunque, unica accettabile poiché il T.A.T., come tutti i test d’altra parte, e come ogni situazione umana, mette in luce un movimento e deve quindi, innanzitutto, essere compreso nella sua dinamica. Il T.A.T. è lo strumento idoneo a fornire indicazioni sul funzionamento dell’individuo nelle sue fluttuazioni. Questa capacità di cogliere un processo vitale, permette allo psicologo che utilizza il T.A.T. di evitare un atteggiamento classificatorio e rigido.

Tale lettura sequenziale del T.A.T. è stata presa in considerazione solo di recente in quanto il test, nella sua genesi, è stato pensato e interpretato in chiave squisitamente freudiana e psicoanalitica. Se poniamo a fondamento dell’indagine psicologica l’assioma freudiano per cui tutto ciò che di importante doveva accadere nella vita dell’uomo è già avvenuto nei primi tre anni di vita, siamo poi costretti, per necessità di coerenza, a ritenere che quanto affiora nelle narrazioni del T.A.T. sia frutto della proiezione di “temi” e quindi risultante dalla combinazione di “bisogni” o “pulsioni” e influenze ambientali e che emerga sotto la spinta dello stimolo cui viene attribuito il potere di evocare il tema. La concezione di Murray fa riferimento alla teoria psicoanalitica e in particolare alla prima topica. I contenuti delle storie sono visti come espressione del mondo pulsionale. L’ipotesi alla base dell’interpretazione è che il soggetto attribuisce all’ “eroe” e agli altri personaggi i sentimenti, le tendenze, i bisogni che fanno parte del suo vissuto e che possono manifestarsi nel suo comportamento. Trattasi di una tecnica interpretativa che si basa fondamentalmente sui contenuti della storia. “Tale visione ha però il difetto di non considerare la complessità del mondo interno e di ipotizzarne il funzionamento come operante per relazioni di tipo causa-effetto o comunque ad andamento lineare, ciò si scontra con gli assunti alla base di innumerevoli paradigmi psicologici moderni o psicoterapeutici che, ritenendo irrinunciabile l’opzione fenomenologica, considerano il comportamento umano intimamente connesso alle circostanze interiori ed esterne che ne costituiscono il ‘qui e ora’! ”(Cuffaro, 1998, p.114)

Il sistema di siglatura del Thematic Apperception Test elaborato da Maurizio Cuffaro (1998) si è prospettato al mio orizzonte come una rivelazione, una possibilità originale e – nel contempo – straordinariamente sistematica di avanzare ipotesi diagnostiche a partire dalle narrazioni dei pazienti in trattamento. Per il complesso ed esaustivo sistema di siglatura si rinvia al prezioso testo dello stesso autore, Il T.A.T. nella diagnosi psicologica e clinica (edito da Franco Angeli). La presente riflessione è dedicata in modo particolare a uno specifico aspetto della siglatura elaborata da Cuffaro (1918) ovvero quello riguardante i percorsi relazionali interni come risultano dalla successione delle storie che il paziente ha costruito alle varie tavole. Ciascuna storia può essere sintetizzata in una frase che ne contenga il senso. Tale frase dovrebbe rappresentare la risultante esaustiva del complesso processo ideativo, organizzativo, difensivo nonché espressivo che il soggetto ha realizzato a partire dall’immagine percepita. Cuffaro (1998) afferrma che “il termine risultante esprime compiutamente la realtà del processo di elaborazione in quanto l’idea-guida, che presumibilmente organizza il mondo interno del soggetto, si confronta progressivamente con l’insieme delle relazioni implicate (incluse quelle percettive) e con queste deve risultare compatibile”.

L’idea, alla base dell’elaborazione di una storia, non scompare una volta completata la costruzione della storia bensì determina un campo emotivo-cognitivo che determina, a sua volta, lo stato d’animo del paziente al cospetto della tavola successiva. “E’ evidente – dice Cuffaro – che tale stato d’animo influenzerà in qualche modo la costruzione della storia successiva”. Cuffaro, per meglio esemplificare il concetto, espone la metafora della percezione visiva relativamente al fenomeno di persistenza delle dominanti cromatiche sulla retina. “L’avere percepito per un certo tempo un’immagine in cui il rosso, ad esempio, risulti notevolmente dominante comporta che venga percepita per un certo tempo come rosata, o virante verso il rosso un’immagine successiva i cui colori siano anche sensibilmente distanti da quel colore. Perché il fenomeno si realizzi è necessario che la dominante sia vistosa e che l’immagine successiva sia presentata in rapida sequenza”(Cuffaro, 1998, p. 115). Rispetto alle dominanti cromatiche, la configurazione relazionale interna risulta notevolmente più resistente. Ciò vuol dire che tale configurazione potrà determinare o, perlopiù, influenzare la storia successiva. Nei casi più comuni capita che l’elaborazione successiva, piuttosto che costituire una ri-conferma della tematica alla base della storia precedente, si distingua per il tentativo del soggetto di allontanare l’ideazione disturbante ma anche in questo caso il modo di trattare i meccanismi di difesa fornisce – comunque – informazioni adeguate sui leit motiv che abitano il mondo interno del soggetto.

Già, il protocollo T.A.T. di un paziente và guardato complessivamente e soltanto allora vi si potranno cogliere elementi preziosi che indicano una strada precisa da percorrere per elaborare una adeguata diagnosi. Ogni parcellizzazione oppure ogni interpretazione parziale possono risultare fuorvianti in quanto non avranno tenuto nella giusta considerazione i molteplici aspetti del mondo interno della persona che ci sta di fronte!

Bibliografia

Brelet Francoise, Il T.A.T.: fantasma e situazione proiettiva, Raffaello Cortina Editore, Milano 1994

Cuffaro Maurizio, Il T.A.T. nella diagnosi psicologica e clinica, Franco Angeli, Milano 1998

Jervis G., Fondamenti di psicologia dinamica, Feltrinelli, Milano 1993

Lerner P.M., Il Rorschach, una lettura psicoanalitica, Cortina, Milano 2000.

McWilliams N., La diagnosi psicoanalitica, ed. it. a cura di Sarno L. e Caretti V., Astrolabio, 1999.