Fiaba, romanzo e psicoterapia: dove si incontrano

Perché una pagina di “Letture” nel sito dello psicoterapeuta? La risposta in un ottimo testo di approfondimento: Psicoanalisi e narrazione

«I fanciulli come i poeti
- e aggiungo gli psicoanalisti -
trovano il tutto anche nel niente»

Fiaba e psiche percorrono sentieri paralleli, struttura della fiaba ed evolutività della psiche sono persino sovrapponibili: dalle vicissitudini di separazione dalla madre gli eroi delle fiabe – così come gli uomini – giungono, dopo varie peripezie, alla conquista di un regno o della maturità. La rivalutazione della fiaba in psicoanalisi è sempre auspicabile alla luce della nuova scientificità affinché anche gli aspetti della psiche  meno razionalizzabili siano ritenuti influenti quanto gli eventi cosiddetti reali.

Lurija dice che in Psicologia l’aspetto scientifico e quello romanzesco s’incontrano, che in ogni caso clinico si può vedere un punto d’intersezione dove il fatto, cioé il sintomo, incontra la fiaba!

Altresì è interessante analizzare il rapporto tra romanzo e relazione terapeutica a condizione che quest’ultima venga definita perlopiù secondo un criterio che ne consideri il profilo dell’espressione verbale: romanzo e relazione terapeutica si costituiscono così come orizzonti o condizioni di possbilità che rendono conto delle analogie di costruttività.

Francesco Corrao ci ricorda come un vissuto reale, durante il lavoro psicoanalitico, subisca una «trasformazione narratologica» di cui sono coautori analista e analizzato.

Freud, pur di restare fedele al modello epistemologico della sua cultura, rifiutava che il procedimento interpretativo potesse fondarsi su arbitrarietà e casualità dimenticando quanto queste influiscano nella narrazione di un vissuto. Il caso di Dora, oltre a rivelare le doti di scrittore di Freud, testimonia di una continuità tra l’atmosfera quasi irreale della comunicazione tra Freud e Dora e l’esposizione del caso fatta da Freud. Il controtransfert è sicuramente entrato in ballo e a prova di ciò è l’interscambio di corpo, sogno e inconscio che emerge dalle pagine del caso di Dora.

Verità e realtà vanno perciò distinte: il gioco del bambino o la fantasia del poeta raggiungono una verità che tuttavia resta distinta dalla realtà.

Piuttosto che impantanarsi nella dimostrazione della veridicità storica di una interpretazione non è più interessante guardare al potere trasformativo della stessa? Una interpretazione ha dunque una sua verità se riesce ad innescare nell’analizzato una catena di associazioni tale da disvelargli nuove possibilità di lettura della propria storia personale.

Si prospetta sempre più una similitudine tra l’efficacia terapeutica delle arti e delle interpretazioni psicoanalitiche: analista e paziente giocano con pensieri e sentimenti riscoprendo un piacere infantile che il tempo offusca progressivamente così come un dipinto o una poesia destano aree della psiche non ancora invase da una adultità più o meno desiderabile. Inoltre similmente alle libere associazioni dell’analizzando anche la scrittura è resa possibile da uno stato di attenzione crepuscolare.

La scrittura, pur essendo – ontogeneticamente e filogeneticamente – una formazione tardiva, scende paradossalmente in profondità sino a giungere ad organizzazioni narcisistiche primordiali della personalità. Ciò rende conto della straordinaria emergenza dell’inconscio nella scittura. Proprio così: la costanza d’oggetto o uno stato di pienezza annullano il desiderio cosicché soltanto un senso di precarietà aumenta nuovi spazi di creatività.

La scrittura e la psicoterapia si muovono dunque nel tentativo di ricreazione di una compiutezza perduta.

Il testo Psicoanalisi e narrazione, a cura di Enzo Morpurgo e Valeria Egidi, è veramente una occasione unica di approfondimento teorico ed epistemologico e ristabilisce appieno il prezioso rapporto tra letteratura e psicoterapia.

Già, la scrittura ha sempre avuto la funzione di oggettivare la deriva psichica affinché la dissoluzione della coscienza possa divenire coscienza della dissoluzione. Letteratura e psicoterapia propendono dunque al riempimento del vuoto rappresentativo: ed ecco che romanzi, deliri e allucinazioni scaturiscono dalla medesima esigenza di dare forma ad una condizione di angoscia derivante dalla carente capacità di elaborazione dei vissuti psichici!

Bibliografia

A cura di Enzo Morpurgo e Valeria Egidi, Psicoanalisi e narrazione (Le strategie nascoste della parola). Il lavoro editoriale, Ancona

Immagine in evidenza: Copenaghen. Statua della sirenetta di Edvard Eriksen in omaggio al celebre scrittore di fiabe Hans Christian Andersen