Le relazioni interpersonali e la costruzione dell’identità individuale

L’importanza delle relazioni familiari e sociali in un capolavoro di Marguerite Yourcenar

di Cosimo Campagna

"Eleonora di Toledo" di Guido Quadrio - olio su tela
“Eleonora di Toledo” di Guido Quadrio – olio su tela. Fotografia di Daniele Rotolo

E’ stata un’emozione immensa leggere i romanzi di Marguerite Yourcenar. Quoi? L’éternité, più di ogni altro, mi ha fatto apprezzare la scrittrice belga: è un’opera straordinaria, una saga familiare estremamente affascinante, un susseguirsi di ricordi e divagazioni che arricchisce il pensiero e disseta la fantasia.  Il titolo del romanzo,Quoi? L’éternitè (Cosa? L’eternità ), è stato mutuato da un verso di una composizione di Arthur Rimbaud, poeta molto caro alla scrittrice: l’eternità, per la Youcenar, è da ricercarsi nel complesso intrico familiare, nelle evanescenze della memoria che vive e cambia, nelle risonanze di sentimenti provati nei tempi andati.

La scrittura della Yourcenar è ricca di contrasti intriganti: su una struttura compositiva classicheggiante – la struttura del romanzo risente dell’epica ottocentesca – spiccano contenuti di una modernità strabiliante. Le ansie e le passioni dell’uomo moderno sono raccontate con un linguaggio ottocentesco in cui prevalgono le descrizioni minuziose delle vicissitudini familiari, dei costumi e delle abitudini di un’epoca, dei tumulti di vita e di sentimento dei personaggi del romanzo.

La Yourcenar, seguendo il filo dei ricordi, traccia un profilo del padre, Michel; racconta di quest’uomo senza le riserve e i pudori che spesso inquinano la visione che i figli hanno dei genitori. “Michel è solo. Veramente lo è sempre stato.” Così inizia il lungo racconto del padre e, insieme a questo, una lunga descrizione di quella che è stata l’Europa “fin du siecle”: le prime automobili percorrevano le strade con una libertà estrema che “sarà soppiantata dal rigore claustrofobico delle autostrade“.

La vita di Michel è un continuo tumulto: Fernande, la prima moglie morirà giovanissima, Jeanne (peraltro grande amica della defunta) diverrà il grande amore dell’uomo. L’intreccio che governa la vita di Michel nonché quella dei suoi familiari e ancora quella parallela, e ugualmente centrale in seno al romanzo, di Jeanne e di Egon (sposati felicemente prima dell’incontro della prima con Michel), è talmente fitto che il lettore rischia di perdervisi ma, in ogni caso, resta agevole la possibilità di guardare agli stralci di sentimenti – descritti sapientemente dalla scrittrice – che emergono luccicanti dall’intrico della trama.

C’è il fremito degli amori che nascono, il rumore incessante delle passioni senza fine: “l’amore per Egon riempie Jeanne come il rumore delle onde una conchiglia, e risuonerà in lei fino a quando la conchiglia si sarà infranta (…) lui le chiede timidamente se potrebbe vederla ogni giorno e uscire con lei almeno una volta dalla città, per percorrere insieme in libertà i campi e le rive che entrambi amano, e lei si accorge che chiedendolo gli tremano le labbra.”

Gli sfondi paesaggistici sono incantevoli: le spiagge bianche del Nord, i misteri dei bassifondi parigini, l’incanto della costa Azzurra e persino Roma (visitata da Egon e Jeanne) con i giardini di Villa Borghese, gli splendori di San Pietro, i lunghi silenzi di Villa Adriana.

La Yourcenar racconta inoltre della sua passione per i viaggi, della nascita della sua predilezione per la lettura come di “un miracolo banale, progressivo, del quale ci si rende conto soltanto in seguito“. Eccezionale la descrizione delle prime percezioni rispetto alla propria corporeità, descrizione che rasenta un vero e proprio trattato di psicologia dello sviluppo: “Verso i due o tre anni ricordo di essere stata sollevata (…) e coperta su tutto il corpo di caldi baci che ne disegnavano i contorni a me sconosciuti, dandomi per così dire una forma.”

Insomma, Quoi l’éternité è un grande romanzo che ci consente ampie scorribande attraverso i sentieri della nostra storia personale facendoci riflettere su come il destino venga, in fondo, scandito dai sentimenti che ci accompagnano nel corso della vita e che determinano, più di ogni altra cosa, le nostre scelte e le circostanze: “Dietro ciascuna delle nostre predilezioni per un certo genere di vita c’è sempre una o più persone. Non si cavalca a lungo soli nel deserto; non si naviga a lungo soli nel mare.