Omaggio a Pier Paolo Pasolini a cento anni dalla nascita
di Cosimo Campagna
Guardo il sole Di morti estati Guardo la pioggia Le foglie, i grilli Guardo il mio corpo Di quand’ero fanciullo Le tristi Domeniche Il vivere perduto
Così recita una malinconica poesia che Pier Paolo Pasolini scrisse negli anni della sua giovinezza.
Di Pasolini si evoca più diffusamente la contestazione e la genialità delle intuizioni, la critica costante al sistema borghese, il realismo spietato dei film, il linguaggio crudo e immediato dei romanzi.
La meglio gioventù è una raccolta di poesie giovanili che ci consente, invece, di guardare agli anfratti più intimi e silenziosi dello scrittore, di scoprirne la profonda dolcezza.
Di tutte le cose che so Ne sento nel cuore solo una: sono giovane, vivo, abbandonato col corpo che si consuma Resto un momento sull’erba della riva, tra gli alberi nudi Poi cammino e vado sotto le nuvole E vivo con la mia gioventù
Dalle poesie de La meglio gioventù traspaiono tutto il fascino di una adolescenza vissuta all’insegna della genuinità e il profumo intenso della campagna friulana dove Pier Paolo si recava in vacanza con la famiglia.
In una delle tante poesie della raccolta emerge persino il presagio della morte, di una morte dolce, certamente lontana da quella che un crudele destino gli aveva serbato.
In una città, Trieste o Udine; per un viale di tigli, quando in primavera le foglie mutano il colore, io cadrò morto sotto il sole che arde, biondo e alto, e chiuderò le ciglia lasciando il cielo al suo splendore.
Immagine in evidenza: Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Laura Betti a cena http://www.pierpaolopasolini.eu/Pasolini-e-Roma/slides/20.%20Roma%20Moravia%20Pasolini%20Betti%20a%20cena.html